Rubrica: La ricetta contadina del mese a cura di SARA PRATI.

Una volta, in occasione delle visite dei parenti nelle abitazioni dove si vegliava un defunto, venivano offerte delle fave bollite, tradizione antichissima che si fa risalire addirittura agli Etruschi. Oggi le fave sono diventate dei dolcetti che in Romagna, in occasione delle ricorrenze dei defunti e di Ognissanti, sono molto diffuse e gradite. Addirittura Pellegrino Artusi parlava diffusamente dell’usanza di preparare pastine per la commemorazione dei defunti, appunto le fave dei morti, di cui proponeva la ricetta in tre varianti nel suo capolavoro “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”.

In una terrina mescolate 380 grammi di farina bianca con 180 grammi di mandorle dolci spellate e tritate, 200 grammi di zucchero semolato, 15 grammi di bicarbonato di ammoniaca, 50 grammi di strutto, 50 grammi di cacao amaro e 300 cc di latte intero. Dovreste ottenere un impasto molto morbido, intanto avrete già acceso il forno, portandolo ad una temperatura di 160°. Adagiate su una lastra da forno ricoperta di carta da forno le fave che otterrete versando con un cucchiaio l’impasto, ricordando di tenerle ben distanziate, perché cresceranno molto con la cottura.  Infornate e fate cuocere per circa 20 minuti, usando se possibile la funzione di forno ventilato. Fatele raffreddare e servitele. Sono dolcetti semplici, ma si conservano a lungo in barattoli di vetro o scatole di metallo.

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