Il 3 febbraio si festeggiava San Biagio, protettore delle malattie della gola e delle vie respiratorie. In quel giorno si invocava il santo affinché tenesse lontano il mal di gola e anche il parroco, in chiesa, benediceva, in latino, la gola e il naso dei fedeli. Già nel VI sec., per eliminare spina o ossa conficcate in gola, un medico consigliava di fare sull’ammalato un segno di croce e di recitare le parole che San Biagio usava pronunciare in simili casi, come quando miracolosamente salvò un ragazzo dal soffocamento. Le parole tradotte dal latino erano: “Esci fuori osso se pure sei osso  o checchè tu sia: esci come Lazzaro alla voce di Cristo uscì dal sepolcro, e Giona dal ventre della balena. O ascendi o discendi ecc.”. Le nostre stariòuni (fattucchiere o guaritrici), durante la cerimonia dell’Avêrta, per far uscire corpi estranei dalla gola, segnavano in modo particolare la gola del malato e recitavano, storpiando il latino che avevano udito, nel modo seguente: gradòs, tamòs, Giona, Làzer e Gesò o ‘t vén só o ‘t vē żò, grados, tamos, Giona, Lazzaro e Gesù o vieni su o vai giù. Tenuto conto che erano persone animate di buona volontà ma senza studi di nessun tipo non potevano certamente far di meglio!

 

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