Quello dell’arrotino era uno dei mestieri più importanti del mondo contadino di una volta. Il suo lavoro consisteva nell’affilare coltelli, falci, forbici e tutti gli oggetti taglienti che, causa l’uso, perdevano la loro efficienza. L’arrotino, di solito, veniva anche da altre regioni e operava sia nelle campagne che nei centri abitati, portando con sé, su di una particolare bicicletta, tutto l’occorrente per la sua attività. Percorreva strade e viottoli, gridando: “Al muléta, a gh-è al muléta”, per richiamare i clienti, soprattutto contadini, donne o anche altri artigiani che utilizzavano strumenti da taglio. Mentre lavorava, spesso cantava stornelli o raccontava storielle. Terminato il lavoro provava gli articoli appena affilati su stracci. Da qui il modo di dire, Êser come un stràz da muláta, essere come uno straccio da arrotino, cioè essere mal ridotto; in pessime condizioni e simili.

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