Nel mese di ottobre in molti centri dell’Emilia-Romagna si tenevano fiere e sagre, tra queste erano famose le quattro fiere di Sassuolo (MO), risalenti al 1503. Le fiere di ottobre a Sassuolo furono istituite da Eleonora Bentivoglio Pio, reggente il governo della città, che ottenne nel 1503, da Alfonso I d’Este, l’autorizzazione per organizzare una fiera a Sassuolo, libera da dazi e altre imposte, così i commerci sarebbero stati più vantaggiosi. Ancora oggi la fiera si svolge nei cinque fine settimana del mese di ottobre che mantengono i nomi di una volta: fêra di curiòus, fiera dei curiosi, la prima domenica, alla quale si va solo per curiosare; fêra dal bēli dánn, fiera delle belle donne, la seconda domenica, nella quale si comincia a pensare alle compere, fingendosi però interessati solo alla belle donne presenti. La terza domenica era chiamata la fêra di resdòur (capifamiglia), durante la quale si concludevano gli acquisti per la casa e il podere; la quarta domenica era la fêra di sdàs, fiera dei setacci, cosiddetta perché, come i setacci trattengono gli scarti e lasciano andare il buono, così le persone indecise e poco astute dovevano accontentarsi degli scarti, perché le cose migliori erano già state vendute. A queste quattro domeniche fa seguito la fêra di stumpài, fiera dei tappi, che chiude l’intera serie come fa il tappo con la bottiglia. Nel nostro dialetto la parola stumpai indica non solo il tappo, ma anche oggetti di poco valore e, con ironia, persone piccole in tutti i sensi, rivolgendosi in questo caso ad un certo tipo di acquirente.