Il mese di gennaio inaugura l’anno ed è considerato il più freddo di tutti i mesi. Negli anni passati era anche quello con le più abbondanti nevicate, gioia di bambini e ragazzi che si divertivano con la neve.

Ma la maggior parte delle persone temeva questo mese e, in generale, l’inverno. I più esposti ai pericoli della stagione erano naturalmente gli anziani, per questo si diceva, L-invêren l-ê al boia di vec, l’inverno è il boia dei vecchi.

A Capodanno i bambini si recavano nelle case ad augurare il “Buon Anno”, in cambio di qualche dolcetto, con rime come questa:

 

A sòun gnû a der al Bòun Cap d-An,

ch’a campési bèin zèint an,

zèint an e un dè.

La bòuna man u-m vén a mè.

A-n pretànd nè or nè arżèint,

ed quall ch’a-m dē a sòun cuntèint.

 

Son venuto a dare il buon Capodanno, / possiate campar bene cento anni, / cento anni e un giorno. / La mancia viene a me. / Non pretendo né oro né argento, / di quello che mi date sono contento.

Spesso, in cambio della breve recita, ricevevano dolcetti e qualche spicciolo. Alcune volte non ricevevano nulla e se ne andavano mogi, lanciando degli “auguràz”, cioè maledizioni.

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