Nel nostro dialetto venne chiamato puiàna (it. poiana) o puiàna calzòuna lo spartineve, perché, una volta, era formato da due grandi assi o “ali” unite a cuneo, che ricordava  quelle dell’omonimo rapace e, forse, anche per  il fatto che, nel cibarsi di piccole prede o carogne, la strágia par tēra,  strofina il terreno. Calzòuna, sembra invece derivare da calzēla, piccola calle; per traslato, scriminatura, sentiero, “rotta”, poiché apre una strada tra la neve.

La puiàna (spazzaneve) veniva trainata da animali, di solito buoi. Mentre andava, gli spalatori e altre persone, a tratti, sedevano su di essa per renderla più stabile ed efficiente.

Dietro la puiàna si formava spesso un codazzo di gente, che diventava una comitiva allegra e rumorosa. Questa “cumbrécla dla puiàna” si fermava ad ogni casa, dove veniva offerto agli spalatori, un bicchiere di vino, tanto che a sera c’era sempre qualche ubriaco che doveva essere riaccompagnato a casa.

Dal gruppo uscivano spesso risate e lazzi, soprattutto rivolti alle donne, del tipo: “Żdôra, a gh-è la puiàna ch’la ve spàza la strēda e, s’a vlî, ànch la cavdàgna!”, zdôra, c’è la poiana che vi spazza la strada e, se volete, anche la capezzagna!”

 

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