Importantissima, nella Cultura contadina, è stata la stalla. Questo ambiente ospitava gli animali indispensabili ai  lavori più pesanti della campagna, era fonte di alimenti, di concimi ecc., quindi indice di benessere, come testimoniato dal detto: “dalla greppia dipende la ricchezza del contadino”.

Soltanto con l’aiuto degli animali della stalla era possibile lavorare con profitto la terra. L’addetto alla stalla era il bovaro (buēr), che si occupava di tenere tutto in ordine, di fornire acqua e cibo agli animali, di aggiogarli al carro agricolo e via dicendo: si trattava di un lavoro faticoso che non contemplava ferie. L’unico giorno di vacanza era quello dedicato a Sant’Antonio, protettore degli animali. In quella giornata  gli animali non lavoravano, venivano nutriti meglio del solito, spazzolati, infiocchettati e portati davanti alla chiesa, per essere benedetti dal parroco. Anche i contadini e i bovari facevano festa. La stalla costituiva infine, per un lungo periodo dell’anno, il luogo ideale per i rapporti sociali, infatti, durante le sere d’inverno, nelle stalle più grandi si andava a veglia (vagg/ vegg/ vacc/ filó/ filózz/ trabb), per stare in compagnia e al caldo, grazie al calore emanato dagli animali. Qui c’era chi giocava, chi riparava gli attrezzi, chi filava e chi cantava. In queste occasioni si intrecciavano rapporti di amicizia e, spesso, qualcuno raccontava storie o commentava gli avvenimenti di attualità. A volte, addirittura, veniva nella stalla un personaggio caratteristico e molto atteso: al favulài, che riportava notizie di altre località, narrava favole e recitava a memoria brani di varia letteratura, sia popolare che colta (epica, commedie, zirudelle, drammi ecc.). In tal modo, tutti trascorrevano alcune ore serene, in queste lunghe serate invernali. 

Consenso ai cookie con Real Cookie Banner