Un antico mestiere oggi, da tempo scomparso, era quello dei brentatori. Si trattava di “facchini” particolari dalle molte mansioni, ma soprattutto quella di trasportare a spalla, mediante una botte speciale, vino e mosto. Questo recipiente di forma troncoconica e leggermente curvo per adattarsi alla schiena, oggi diremmo quasi ergonomico, della capacità di circa 50 litri, era chiamato brenta e da qui il nome dei suoi portatori.
I brentatori furono presenti nel medioevo in tutte le zone della pianura padana dove si produceva vino e il loro compito principale era quello di trasportare il prodotto dalle campagne alle case degli acquirenti, in città.
Risulta che a Bologna, i brentatori, fin dalla metà del XIII sec., si erano già costituiti in Compagnia di Arti e mestieri, ma anche a Modena e in altre città formarono delle Corporazioni, dandosi statuti e regolamenti. Essi avevano il compito, oltre che di trasportare il vino o il mosto, di saggiarne la qualità e, di conseguenza, stabilirne il prezzo, poi di farsi pagare il dazio, secondo regole precise e consegnarlo al tesoriere comunale o, a Bologna (facente parte dello Stato Pontificio), al tesoriere apostolico.
Ma i brentatori avevano anche l’obbligo di riempire le loro brente di acqua e correre, ai primi rintocchi di campana, a spegnere gli incendi, quando scoppiavano nei vari centri abitati o nelle case di campagna e, proprio per questo, possono anche essere considerati … “i primi pompieri della storia”.
Oggi per ricordare questa antica istituzione è nata, o meglio, rinata nel Bolognese l’Antica Compagnia dell’Arte dei Brentatori, che con varie iniziative fa rivivere i luoghi e la storia dei portatori di brenta.