“Chi vôlta la manēla, al vôlta la canēla”, chi gira il manipolo (manciata di spighe), detto anche mannello/a, del grano, ruota il mattarello, cioè colui che miete potrà fare pane e pasta, ossia mangiare. Per estensione “Chi lavora, mangia”.

“Vultēr la manēla” fa riferimento alla legatura dei manipoli che, appena falciati, venivano legati con altri steli, tratti dalle stesse mannelle, mediante una rapida torsione e un abile avvolgimento. I mannelli del grano venivano poi assemblati in covoni, anch’essi legati. Dalle nostre ricerche e interviste a contadini che una volta mietevano a mano, ci risulta che i mannelli del grano non venivano rivoltati come invece si faceva col fieno, altrimenti si sarebbe rischiata un’eccessiva perdita dei grani. Uomini e donne con la falce messoria in mano, spesso cantando, iniziavano la mietitura che proseguiva per tutta la giornata, sotto il sole cocente e abbagliante. Tutti lavoravano incoraggiandosi a vicenda. Tratto da “Il ciclo dei mesi nella civiltà contadina” scritto da Sara Prati e Giorgio Rinaldi, edizioni Pendragon

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