da folclorecontadino | Dic 21, 2023 | Corso
T-ê furb damànt un sdàz, sei furbo come un setaccio: ossia sei uno sciocco, perché il setaccio lascia passare il buono (la farina) e trattiene lo scarto; si tratta infatti di una colorita antìfrasi, ossia una frase il cui senso è l’opposto di ciò che significano...
da folclorecontadino | Dic 20, 2023 | Corso
“A gh-è ‘na fumàna acsè fésa, ch’a s-egh pôl pugēr la bicicláta”, c’è una nebbia così fitta che vi si può appoggiare la bicicletta. Condividi su... Facebook Twitter Linkedin Pinterest Whatsapp Email...
da folclorecontadino | Lug 13, 2023 | Corso
Têża tigēla tagg. Anche in luglio proseguiva la falciatura dell’erba per procurare il foraggio agli animali della stalla e si metteva il fieno nella têża (fienile), per evitare che si inzuppasse durante un qualche violento e improvviso temporale estivo. Têża...
da folclorecontadino | Lug 11, 2023 | Corso
“Chi vôlta la manēla, al vôlta la canēla”, chi gira il manipolo (manciata di spighe), detto anche mannello/a, del grano, ruota il mattarello, cioè colui che miete potrà fare pane e pasta, ossia mangiare. Per estensione “Chi lavora, mangia”. “Vultēr la manēla” fa...
da folclorecontadino | Gen 1, 2023 | Corso
Dēr al tabàch dal mòro, dare il tabacco del moro: significa picchiare, darle di santa ragione, battere. L’espressione è presente in molti dialetti settentrionali. “Tabacco del moro” era chiamato un tipo di tabacco, particolarmente forte e robusto, contenuto in una...
da folclorecontadino | Gen 1, 2023 | Corso
Êser in màn al puiàn, essere in mano alle poiane: l’espressione significa trovarsi abbandonato a sé stesso/ – alla propria sorte. La poiana è un tipico rapace delle nostre zone che si ciba di piccole prede o carogne. I nostri nonni avevano alcuni modi di dire...
da folclorecontadino | Dic 1, 2022 | Corso
Avēr la s-ciarlanzàna/ êsr in s-ciarlanzàna, avere maglie rade, logore; presentare chiazze o lesioni in un tessuto; mostrare un diradamento. Il termine deriva da s-ciarēla, (radezza, diradamento, sfoltimento), a sua volta dal verbo s-ciarîr, schiarire, diradare,...
da folclorecontadino | Dic 1, 2022 | Corso
Avēr la s-ciarlanzàna/ êsr in s-ciarlanzàna, avere maglie rade, logore; presentare chiazze o lesioni in un tessuto; mostrare un diradamento. Il termine deriva da s-ciarēla, (radezza, diradamento, sfoltimento), a sua volta dal verbo s-ciarîr, schiarire, diradare,...
da folclorecontadino | Nov 1, 2022 | Corso
Pighêr i tvaiô, piegare i tovaglioli: morire; andarsene. Nel gergale: raccogliere le proprie cose. Dal libro: “101 Modi di dire in Emilia-Romagna” Ed. Pendragon, autori: proff. Sara Prati e Giorgio Rinaldi Si tratta di un eufemismo un po’ amaro legato a...
da folclorecontadino | Ott 9, 2022 | Corso
Prendere in castagna, cioè cogliere qualcuno in errore, deriva dall’antica locuzione italiana cogliere in “marrone”. Il termine “marrone” nel latino medioevale significava errore e derivava forse dall’antico germanico. Col passare...
da folclorecontadino | Ago 1, 2022 | Corso
Avêr dal ṡbózz (avere dello sbuzzo): avere talento, inventiva, creatività e fantasia. Ṡbózz è il maschile gergale di “buzza/buzzo”, nome di origine longobarda (VI-VIII sec.), nel senso di bugna/gonfiore/ protuberanza/ bernoccolo, pertanto corrisponde all’ital....
da folclorecontadino | Giu 3, 2022 | Corso
Caschēr a faṡôl significa “andare a genio”, “capitare/ arrivare/ esserci al momento opportuno” e simili. L’origine dell’espressione è molto incerta, pertanto sono state avanzate alcune ipotesi. Ma tra esse, forse la più attendibile, fa derivare il modo di dire dal...