Rubrica: Attualità di CLAUDIA RINALDI.

La pandemia di Covid – 19 rappresenta un chiaro ammonimento che ci esorta a cambiare al più presto il modo in cui ci relazioniamo con gli animali e l’ambiente. Eppure, l’Italia è ancora lontana dall’obiettivo di un’Europa al 100% libera da gabbie per animali da allevamento. Galline, scrofe, conigli, quaglie, anatre e oche sono allevati, per la maggior parte, in gabbie che limitano troppo la loro possibilità di muoversi, costringendoli a una vita misera e piena di sofferenze. E’ ancora giusto affidarci alla capacità degli animali di adattarsi e alla loro abilità di sopravvivenza per continuare con metodi inumani di allevamento? Oggi vi è la forte necessità di una rivoluzione agricola che parta dal rinnovamento delle popolazioni contadine e degli imprenditori agricoli. E noi possiamo e dobbiamo essere propulsori di tale cambiamento come cittadini e consumatori: possiamo esercitare la nostra scelta evitando l’acquisto di carne che proviene da allevamenti industriali, intensivi e non rispettosi del benessere degli animali e avvicinarci ai prodotti “gabbie zero”. Se il mercato non ha un’etica, il cittadino può e deve averla

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