Conclusa l’operazione della spannocchiatura del mais, si faceva festa, mangiando, bevendo in allegria e poi ballando sull’aia, a volte fino a notte fonda. Era una delle circostanze più propizie che capitavano durante l’anno per stare insieme, divertirsi e, specialmente per i giovani, manifestare simpatie e sentimenti. Fino ai primi anni del Novecento, si ballavano valzer, polca, mazurca, monferrina, furlana, ma anche balli più antichi, popolani e di gruppo, tipo al bal dal bēṡ, di bastòun, dla scràna o a domanda e risposta come al bal dl-ahi. In questo ultimo caso si prevedeva che ragazzi e ragazze si parlassero, con battute a contrasto, spesso nate per suscitare l’ilarità di tutti o per esprimere la volontà di cambiare ballerino o mutare la musica. In molti casi si teneva anche il “ballo dei soci”, molto importante perchè dedicato a coloro che erano disposti a pagare tutte le spese della festa. Per ulteriori curiosità, vedere il libro Il ciclo dei mesi nella civiltà contadina, scritto dai Proff. Sara Prati e Giorgio Rinaldi, edizioni Pendragon.