Quello del castagnaro era un mestiere che consisteva nel raccogliere e trattare il più importante frutto della montagna, la castagna, per renderla adatta alle più varie preparazioni alimentari e soprattutto per poter ottenere la farina di castagne, che sostitutiva quella di frumento, poco disponibile e molto costosa in montagna.

I rami dei castagni verso la metà del mese di ottobre, qualora non fossero già cadute le castagne, venivano batacchiati con una pertica, per far cadere a terra i frutti. I castagnari poi raccoglievano le castagne in sacchi o cesti, dopo averle fatte uscire dal loro riccio spinoso, percuotendole.

Spesso si trattava di raccoglitrici che per guadagnare qualcosa attraversavano anche i valichi dell’Appennino e restavano circa un mese in Toscana per la raccolta. La maggior parte delle castagne veniva poi portata ai limiti dei boschi nei metati, apposite costruzioni in muratura, dove venivano essiccate al calore di un fuoco continuo e senza fiamma per alcune settimane. Una volta pronte venivano private della buccia dentro a un grosso contenitore di legno mediante l’uso di una stanga dal puntale di metallo seghettato, infine spellate. Con carri trainati da cavalli o buoi si portavano poi al mulino dove venivano macinate e trasformate in farina. In autunno si vendevano nei paesi e nelle città le castagne arrostite o le frittelle fatte con la farina di castagne e spesso erano i castagnari a farlo per guadagnare qualche soldo in più.

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