Un sistema antichissimo per trebbiare prevedeva l’uso della zêrcia (correggiato), un bastone snodato, le cui due parti erano attaccate da una cinghia di cuoio. Le spighe, in questo caso, venivano battute nell’aia su uno strato di sterco bovino, prima bagnato con acqua, poi essiccato al sole, fino a divenire un vero e proprio grande tappeto elastico (imbiudēda), che impediva ai chicchi di volare via. L’utilizzo del correggiato era molto faticoso e nei poderi dove la quantità di grano era abbondante si ricorreva a buoi o cavalli, che trascinavano un trebbiatore costituito da una grossa pietra o da rulli, oppure da un pesante attrezzo munito di robusti denti a sua volta gravato da massi o persone. 

I chicchi del cereale, una volta usciti dalle spighe, venivano selezionati gettandoli contro vento, prima con una pala di legno (palōz), poi mediante un grande setaccio (valatt) per liberarli dalla pula (lócch) e dalle altre impurità (Riduz. da S. Prati- G. Rinaldi, Il ciclo dei mesi nella Civiltà contadina. Ed. Pendragon, BO, 2016).

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